TFR in azienda o Previdenza Complementare?
Il TFR (Trattamento di Fine Rapporto) è una retribuzione differita che spetta al lavoratore alla cessazione del rapporto di lavoro. I lavoratori dipendenti possono scegliere se accantonare tale somma in azienda oppure se versarla ad un fondo di previdenza complementare.
È’ molto importante, sin dall’inizio del rapporto di lavoro, pensare a dove destinare il TFR: infatti vi sono molti fondi tra cui scegliere e vi è altresì un diverso trattamento fiscale a seconda della scelta di destinazione del TFR.
Esistono due tipologie di Fondi di Previdenza complementare:
1.Fondi pensione chiusi o negoziali
Sono i cd. “fondi di categoria” che prevedono un’adesione riservata solo a specifiche categorie di lavoratori che hanno aderito ad un determinato CCNL. Il fondo Cometa (Metalmeccanici) ed il fondo FonTe (Terziario) sono sicuramente tra i più famosi. Sono fondi molto strutturati e controllati: la maggior parte di questi prevedono delle sanzioni per ritardo nel versamento del TFR (che solitamente avviene trimestralmente) nei confronti del datore di lavoro.
2.Fondi pensione aperti o Piani Individuali Pensionistici
Sono fondi istituiti e/o gestiti da Banche o Compagnie Assicurative aperti a tutti le persone, anche a coloro che non svolgono attività lavorativa.
Ma quali potrebbero essere i vantaggi riservati sia al datore di lavoro che al lavoratore in caso di destinazione del TFR ad un Fondi di Previdenza Complementare? Analizziamoli insieme!
Vantaggi per il lavoratore dipendente:
Il tfr in azienda è tassato in base ad un’aliquota media Irpef degli ultimi 5 anni (che sarà comunque minimo del 23%) mentre i fondi di previdenza prevedono delle aliquote di tassazione agevolate che vanno dal 9% al 15%. Inoltre il Tfr a fondo pensione ha solitamente un rendimento più alto rispetto a quello rimasto in azienda.
Con un Fondo di Previdenza inoltre è molto più facile monitorare la propria situazione di accantonamento delle somme tramite accessi web o App ed è possibile ricevere dei versamenti aggiuntivi da parte del datore di lavoro (questo soprattutto nei fondi di categoria) ed effettuare dei versamenti volontari.
Vantaggi per il datore di lavoro:
Sicuramente il vantaggio indiscusso è la possibilità per l’azienda di non avere più il pensiero del peso economico (in certi casi non indifferente) dell’accantonamento, prevendendo altresì il non accollo della rivalutazione annuale che ricordo essere pari all’1,50% + il 75% della rivalutazione Istat vigente.
Inoltre, l'azienda può dedurre il 6% del TFR annuo destinato alla previdenza complementare (o il 4% se parliamo di aziende con più di 49 dipendenti) e beneficiare di una riduzione degli oneri sociali nella misura totale dello 0,48%.
L’analisi fatta privilegia sicuramente il versamento ad un Fondo Pensione per entrambe le parti ma ci tengo a sottolineare che non esiste una scelta peggiore o migliore… l’importante è fare una scelta consapevole!
Benedetta Rea
Consulente del Lavoro